Si trovava da sola, di fronte alla vita, al destino, al cielo, al mare. A dovere combattere contro la sua paura. Ma perché tutto doveva essere una lotta, si chiedeva spesso, quando prima di andare a letto faceva un resoconto della giornata appena trascorsa.
E più si addentrava nei pensieri, più capiva che il destino non era stato proprio clemente con lei.
Cresciuta in una casa famiglia, da piccola aveva dovuto fare i conti con il disagio, con le mancanze, con l’abbandono, con la paura, con l’umiliazione.
Ed aveva mandato tutto giù con la più naturale consapevolezza di quello che era e di quello che sarebbe diventata.
Però nei suoi ricordi spuntavano anche le figure delle educatrici che l’avevano accudita, l’avevano cresciuta amorevolmente. Le avevano dato un senso di appartenenza, seppur temporaneo.
Dei suoi genitori non sapeva proprio nulla, e nulla avrebbe voluto sapere.
L’unica a cui confidava tutto, ma proprio tutto, era Lucrezia, la sua amica del cuore, la sorella mai conosciuta ed avuta. Erano entrambe cresciute nello stesso posto, la stessa casa famiglia, ma Lucrezia era la figlia dei proprietari di quell'istituto.
La loro era una vita diametralmente opposta. Una viveva della pietà di quelle persone che la ospitavano, l’altra viveva dell’amore che i genitori nutrivano per lei.
Però Lucia non aveva mai fatto caso ai piccoli gesti, agli abbracci, ai baci, alle carezze che Lucrezia riceveva e lei no.
Aveva sempre nutrito verso la sua amica un amore puro, sereno, pacato. L’amore che non aveva potuto regalare a nessun altro.
foto by vince mig
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