
"In macchina mi rendo conto che la mia agente ha dimenticato la sua borsa. Torno nel locale e le
riporto il fardello lasciato nella mia auto.
Con gli occhi di fuori, prende la sua borsa e gira la testa in silenzio. Il buon senso mi dice di
mandarla a quel paese. Ed io mentalmente le urlo un” vaffan”… ad alta voce .
Silvia, la mia agente e Mirko sembrano persone che ho frequentato nei tempi remoti. Non ho
alcun rimpianto per averli persi. Arrivo a casa con il mio nuovo computer e con una nuova visione
sulla mia attività. Non vedo l’ora di rompere anche col mio editore. Per andare avanti e poter
esprimere la mia creatività.
Sono sicura che il lavoro che sto per concludere sarà coronato da un riconoscimento unanime.
Tradurre “Germinal” è il mio riscatto soprattutto nei miei confronti. E’ un romanzo pieno di
ribellione e di rivolta.
Come questo periodo che sto attraversando. Il periodo della mia ribellione alle false etichette che
mi sono attribuite. Soprattutto dalle persone a me più care.
La giornata volge verso la fine. Marcelo non si è fatto ancora sentire. Ed io aspetto pazientemente
una sua chiamata. Sono inondata da pensieri positivi, carica a mille, pronta ad affrontare qualsiasi
cambiamento di rotta.
E finalmente arriva anche la chiamata. Verso le undici e mezzo, Marcelo si vuole assicurare che
sono a letto. E’ molto scherzoso. Mi fa delle battute. Mi stuzzica, provocando la mia risata. Cedo
ai suoi dolci complimenti. Gli confido di aver troncato il mio rapporto con la mia agente. Gli ho
pure accennato che la sua versione su Silvia e me era tutta vera. Mi sono complimentata con lui
per la sua immediatezza nell’osservare i rapporti tra le persone e per la sua capacità di individuare
le crepe alla base della rottura fra Silvia e me.
Marcelo vorrebbe venire a trovarmi, sente il bisogno di vedermi, di accertarsi che io stia bene.
Guardo l’orologio . E’ quasi mezzanotte e gli dico che può avvicinare.
Mi spiazza .
“Sono sotto casa tua. Ti sta bene se salgo?”
Apro il portone e poi la porta. Mi aggiusto i capelli e la tuta che sto indossando. Marcelo sbuca
dalla porta e con un timido “permesso” fa la sua bella figura.
Con uno scatto di getto, gli vado incontro e lo abbraccio. Poi la mia frenesia si frena. Mi sento fuori
luogo.
Ma il suo gesto mette a tacere la mia ansia. Protrae le sue braccia verso di me e mi avvolge in una
stretta unica. Metto la mia testa sulla sua spalla e lui mi conforta serenamente. Marcelo sa il fatto
suo. Mi vorrebbe tenere così all’infinito però mi divincolo per colpa della mia chiusura.
“Accomodati nella mia dimora.”, lo invito e con uno slancio gli mostro una poltrona comoda.
“Che ti posso offrire?”, chiedo imbarazzata dalla sua presenza.
Marcelo, il duro della R. Publishing House spagnola ,a casa mia. Non ci posso credere. Indossa un
paio di jeans, una camicia sportiva ed un golfino leggero .
A settembre le notti sono ancora piacevoli e la brezza dell’aria un po’ frizzante incita il mio
pensiero stupendo per Marcelo.
Chiudo gli occhi per sentire il profumo dell’uomo che ho vicino. Marcelo si intrufola nella mia vita
pericolosamente. Mi abbandono al suo caldo respiro. Istintivamente lo prendo per la mano. Mi
piace sentire il caldo che irradia il suo corpo. Mi viene di tenermelo stretto. Però mi fermo. Il mio
andare oltre non mi convince.
“Marcelo, scusami.” , invento una scusa stupida.
Senza dirmi una parola, Marcelo prende il mio viso nelle sue mani e mi serra la bocca con un
bacio passionale . Ricambio il suo bacio perché mi piace, perché mi sento bene, perché aspettavo
di sapere il suo sapore.
Marcelo bacia bene, un bravo esperto in materia. Mi lascio trasportare da una forte attrazione
verso di lui. Marcelo intuisce la mia debolezza. Però io scappo, vado alla finestra e lo sguardo
rimane fisso sul blu metallico del cielo. Le sfumature della notte spaziano dal blu cobalto al blu
oltremare e al blu marino. Un brivido di passione scuote la mia corazza. Per la prima volta nella
vita mi sento libera.
Marcelo non vuole forzare la mia mano. Mi accarezza i capelli .
“Mi fai leggere un po’ del tuo lavoro?”
Prendo il vecchio notebook, accendo e di fronte a me scorrono le pagine sulle quali ho lavorato
questo mese.
Marcelo con molta delicatezza prende il computer e si immerge nella lettura della mia traduzione
letteraria. E’ attento , annuisce in un silenzio tombale. Il mio fiato è sospeso. Legge da più di due
ore. Ho sonno però mi vergogno ad abbandonare il campo di battaglia. Così decido di prendermi
una coperta e mi accovaccio sul divano. Ogni tanto sento lo sguardo di Marcelo posarsi su di me.
Però lui continua a leggere. Sotto la sua protezione mi assopisco.
Sento un leggero respiro rilassato. Mi concentro meglio. Apro gli occhi. Le prime luci dell’alba
penetrano attraverso i vetri. Il gioco di luci ed ombre si riflette sulle pareti di casa mia. Il respiro
si intensifica ancor di più. Voglio alzarmi per preparare il caffè. Però mi rendo conto che sul
divano c’è il mio computer con la lucetta di standby ancora lampeggiante. Poi nella penombra
scorgo la figura di Marcelo addormentato sulla poltrona.
E’ stato furbo, per mettersi ancor più comodo ha reclinato lo schienale ed ha alzato il poggiapiedi.
Poi si è rilassato come un bimbo nella culla. Nel silenzio mattutino lo ammiro. I suoi tratti sono
lineari, occhi grandi espressivi di un colore cangiante. Gli zigomi sono pronunziati ma armonici
con i lineamenti del viso. Poi il mio sguardo si ferma sulla sua bocca. Le labbra morbide e
pronunziate, labbra carnose da mordicchiare.
Sulle strade comincia il via vai dei tram di linea, degli autobus dei pendolari. Vado a rinfrescarmi la
faccia. Una veloce sistematina ai capelli e sono pronta a preparare il caffè. Metto la moka sul
fornello.
Comincia a diffondersi nell’aria un profumo invitante. Marcelo percepisce questo odore ed è
pronto anche lui per il nuovo giorno. Un po’ imbarazzato dalla situazione, si avvicina e mi chiede:
“Ma che ore sono ?”
“Le sei.”, rispondo con un sorriso stampato sul mio viso."
DA RIFLESSO DI ME
BY MIHAELA CIOCODEICA
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