
sabato 12 novembre 2016
Ed eccomi nuovamente in veste di autrice, pronta a svelarvi un' altra pagina del mio racconto RIFLESSO DI ME
" Lo volevo sviare però non è stato
possibile. Mi ha chiamato per nome e si è avvicinato tempestivamente.
“Non penso che mi volevi evitare.”, mi disse con un tono autoritario.
Senza la voglia di dargli una giustificazione, me ne sono scappata con un secco:
“Non pensavo fossi tu”.
Ci siamo guardati negli occhi, lui ha cercato di allacciare il discorso:
“Sai che Silvia è in Francia? Ha rescisso il contratto con la mia casa editrice.”
“Come mai?”, ho chiesto .
“Non le piacevano i vincoli contrattuali. Pensava di sentirsi intrappolata , di non potersi esprimere
al massimo della sua vena artistica.”
“Mi dispiace.”
E mi sono girata pronta per andare via.
Il vapore, il caldo che sentivo, mi facevano male .Volevo respirare. Però Marcelo non si era
allontanato.
“Come stai?”, mi ha chiesto in modo diretto.
“Bene.” ,ho replicato io. “ Devo andare”.
Mi ha preso la mano e me l’ha stretta, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Non lo potevo
evitare. Sentivo lungo la schiena un brivido che si impossessava di me. La pelle fremeva, dovevo
andare a tutti i costi.
“Helene, voglio il tuo numero di telefono”.
Gliel’ho dettato in fretta. Volevo andare via. Mi sentivo soffocare. L’aria non mi bastava più.
Raccontato anche questo pezzo della mia storia, mi ritrovo adesso ad aspettare Marcelo per
andare fuori a cena.
Mi ha telefonato ieri, all’inizio ero titubante ed avevo rifiutato cortesemente l’invito, ma poi, viste
le sue insistenze, ho accettato.
Ed eccomi qui pronta per vestirmi, non sapendo che abiti indossare. Di getto mi verrebbe di
mettermi un tailleur, però boccio subito l’idea. Dovrebbe essere una cena tra conoscenti, non un
appuntamento di lavoro. Mi metto un paio di jeans, una camicetta bluette semplice ed una giacca
stretta sui fianchi. Le mie forme vengono solo leggermente accentuate non messe in risalto in
modo ostentato. Mi trucco con un filo di rossetto, sfumo le palpebre con un colore naturale,
aggiungo un po’ di mascara. Però devo indossare i tacchi alti. Devo essere slanciata. Sono una tipa
alta però amo i tacchi.
Sento il citofono e rispondo. Marcelo è puntuale. Bravo. Uomini precisi che non amano perdere
tempo.
Gli chiedo se vuole salire.
“No, Helene, ti aspetto giù.”
Un altro punto guadagnato. E’ bravo, Marcelo!
Scendo con la lentezza di una lumaca tanto da non dare l’impressione che lo aspettavo da molto
tempo. Lui scende dalla macchina . Mi porge una rosa e mi fa accomodare.
“Anche nella scelta delle macchine ci assomigliamo”, penso fra me e me. La mia auto l’ho
comprata l’anno scorso. E’ agile come me, creativa come me, slanciata e presuntuosa come me.
La mia macchina mi rassomiglia.
“Sai che anch’io ho lo stesso modello di macchina?”, chiedo a Marcelo.
“Si.”, mi risponde.” La sera che sei scappata via da Silvia, ti ho seguito dalla finestra. Eri troppo
giù. Poi ti ho visto salire sulla tua macchina.”
“Hai ragione, quella sera era da evitare.”
“Per me, no. Altrimenti non t’avrei conosciuta.”
La sua risposta mi lascia perplessa. Marcelo è interessato a me. Non ci posso credere. Dopo pochi
minuti arriviamo al ristorante dove ha prenotato un tavolo per due. Mentre parcheggia, poso lo
sguardo su di lui. Di scatto lui si gira e mi sorride calorosamente. L’atmosfera diventa incendiaria.
Meglio scendere.
Io e Marcelo ci avviamo al tavolo indicato dal cameriere. Non mi capacito ancora del fatto che
siamo insieme. Con un passo trionfante, alzo la testa e guardo intorno a me. Marcelo nota il mio
gesto ed in modo meccanico mi prende per il braccio. Il suo calore lo sento attraverso i vestiti.
La sua presa è molto delicata e protettiva."
DA RIFLESSO DI ME
BY MIHAELA CIOCODEICA
FOTO BY Petr Kratochvil

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